Intervista agli artisti | Marianna Lovato
Come nasce l’arte? Come nasce l’arte performativa? Come nasce uno spettacolo? Come nasce uno spettacolo di circo contemporaneo? Una finestra sul circo contemporaneo: racconti di periodi di residenza artistica.
Incontriamo Marianna Lovato, un’artista emergente. Acrobata aerea e danzatrice, ha utilizzato gli spazi di OfficinAcrobatica per il suo periodo di Residenza Artistica e, come di consueto, le abbiamo organizzato una piccola intervista per parlare di sé, del suo percorso artistico e del suo progetto work-in-progress “Dismorfia”.
Chi sei e in cosa sei specializzata?
Sono Marianna, mi occupo di tessuti aerei e nel corso di questi anni ho fatto un po’ di tutto. Cerchio, trapezio, acrobatica, giocoleria. Questa creazione è principalmente di acrodanza.
Di cosa parla il tuo spettacolo?
Il mio spettacolo parla della scoperta del proprio corpo a partire da pezzi di manichino che rappresentano il corpo ideale, canonico, standardizzato.
C’è questo pezzo di osservazione e di gioco fino a scoprire il mio corpo in tutte le sue sfaccettature.
Ad ora il progetto si chiama ”Dismorfia”, anche per richiamare il fatto di scoprire anche i difetti del proprio corpo, diverso dal corpo standard. È un inizio di percorso
Su cosa ti sei concentrata durante la residenza a OfficinAcrobatica?
Durante la residenza mi sono concentrata su un inizio a terra di acrodanza e sull’interazione con i pezzi di manichino attorno a me, sul gioco, sul lavorare sulla parte a terra danzata.
Nella mia idea poi si andrà a fare un lavoro in aria, ma questo deve ancora arrivare.
Possiamo definirti un’artista emergente, ti ci rivedi? Cosa ne pensi?
Non so se riesco a definirmi tale. Sicuramente ho provato a fare una cosa nuova. Era la prima residenza che facevo, che provavo a fare un percorso di questo tipo io da sola, con una stanza vuota e dei pezzi di manichino.
È stato difficile trovarsi di fronte a un vuoto completo.
Mi sentivo però al tempo stesso pronta per farlo, anche se è stato un uscire dalla zona di comfort e stare nella scomodità più assoluta.
Qual è il rapporto con il pubblico che hai o che sogni di avere?
Stando alla formazione che ho avuto, il rapporto con il pubblico non è stato molto partecipativo. Non provo a interagire con il pubblico, non cerco un contatto, non sfondo la quarta parete. C’è un momento in cui mi scopro il volto da una coperta e guardo ed è il momento in cui mi rendo conto che c’è il pubblico e c’è un momento di panico.
Però di base è io che faccio cose e le persone che osservano e di più non faccio e non sento che riesco a fare.
Hai già avuto modo di far vedere il tuo numero?
La mia prima uscita di residenza non è stata qua, ma a Fano in un cabaret. È andata bene, nonostante qualche problema tecnico poco prima. Mi si era rotto un pezzo della mia mano scheletrica.
È stato emozionante la parte prima dell’uscita. Nel momento in cui mi sono trovata in scena mi sono divertita. Comunque l’avevo già fatto vedere a varie persone ed ero tranquilla su quello.
Mi è stato utile per capire cosa potevo migliorare, a vedere dove aggiustare cose, gli spazi nella scena, è stato molto bello.
Pensieri liberi sul Circo Contemporaneo!
È un mondo bellissimo che ho scoperto relativamente tardi nella mia vita.
Lo legherei a quello che vorrei fare con il mio progetto. Vorrei fare un discorso politico su certe dinamiche, come il corpo.
Sarebbe bello che il Circo Contemporaneo facesse più discorsi di questo tipo, perchè mi sembra il luogo ideale dove poterlo fare in modo creativo, divertente e artistico.