Intervista a Annalesi Secco e Eugeniu Cornitel

Intervista a Annalesi Secco e Eugeniu Cornitel, in residenza artistica ad OfficinAcrobatica

Chi siete e in cosa vi specializzate?

Annalesi Secco, vengo dal Veneto e Eugenio Cornitel, vengo dalla Moldavia

Abbiamo un percorso simile poiché veniamo entrambi dalla danza, anche se stili diversi e successivamente abbiamo frequentato l’accademia di teatro Galante Garrone di Bologna, dove ci siamo conosciuti. Abbiamo poi continuato a studiare clown, maschera, acrobatica… Abbiamo un percorso molto simile tutto sommato. 

 

Come è nata l’idea dello spettacolo?

Annalesi: Questo spettacolo è nato da una mia idea che mi era sorta quando eravamo ancora in accademia, quindi due anni fa. Chiesi ad Eugenio di aiutarmi perché volevo realizzare uno spettacolo di teatro fisico ed è la prima persona dentro l’accademia con cui avevo più affinità nel lavoro.

 

Com’è lavorare assieme?

Ci troviamo bene a lavorare assieme, non abbiamo quasi mai problemi. Ci siamo dilungati coi tempi perché ci sono stati altri nostri progetti nel mezzo che ci hanno fermato nel lavorare a questo, però ora siamo contenti di avere il tempo di rimetterci mano.

Entrambi abbiamo lo stesso approccio al lavoro dato dall’accademia, ovvero provare qualsiasi proposta e vedere cosa funziona, se tenerla o meno. Inoltre non ci affezioniamo troppo a quello che creiamo. Se ci piace una cosa ma poi vediamo che nell’insieme non funziona non la usiamo. Non abbiamo paura di fare tagli e lasciare solo le cose che effettivamente servono.

 

Come si chiama lo spettacolo che state preparando?

“Amintire”, ma non in accezione italiana, in rumeno significa “ricordi”.

 

Cosa utilizzate nel vostro spettacolo?

Noi utilizziamo le maschere di due anziani.

Queste due maschere sono i protagonisti dello spettacolo. Essi sono i personaggi nel presente e quando noi ci togliamo le maschere rappresentiamo loro nle passato. Abbiamo lavorato con una mascheraia, poiché questi caratteri sono fatti ad hoc sia perché riprendono le caratteristiche e i tratti dei personaggi che avevamo sviluppato sia riprendono alcune nostre fattezze del viso, come il mio tratto più allungato o la sua fronte più ampia.

 

Com’è  per voi lavorare con le maschere?

Per lavorare con la maschera devi essere molto concentrato, molto in ascolto, inoltre devi essere calmo e respirare, perché sotto la maschera è facile andare in apnea.

Questi tipi di maschera si muovono in maniera molto lenta, richiedono molto poco movimento; noi tendevamo a fare tanto data l’energia accumulata nelle scene antecedenti che sono molto dinamiche. Per questo  ci ha dato indicazioni un nostro amico, perché per noi era difficile, nello stesso momento, stare in scena e vedere da fuori la resa.

 

Cosa narra lo spettacolo?

Lo spettacolo inizia con questa vecchia che durante le pulizie di casa, ritrova il suo baule in cui conservava i suoi ricordi. All’inizio è restia ad aprirlo, poi però prende coraggio e inizia a viaggiare tra il suo passato.  Rivede il suo amore storico, i momenti felici insieme, si immagina cosa sarebbe accaduto se il suo amore fosse rimasto e non si fosse interrotto.

Alla fine però ritorna nel presente, sola, com’era all’inizio…

 

Come è nata l’idea di questo spettacolo?

Ci interessava indagare l’emotività di un anziano.

Molto spesso la società tende a vedere gli anziani come corpi da cui non traspare emozioni, e non pensiamo effettivamente che loro hanno un bagaglio di vita che si portano dietro, che di emozioni ne hanno vissute e molte più di quante ne abbiamo vissute noi fino ad oggi. 

Ci siamo fatti delle domande, quali: cosa prova un’anziano  ora, è contento della sua vita, soddisfatto, nostalgico…cosa sente quando ripensa alla sua gioventù?

 

Da cosa è nato questo interesse verso questa parte della società?

Annalesi: Io non ho mai conosciuto i miei nonni quindi non avevo un’esperienza vicina con degli anziani fino a quando non feci volontariato in una casa di riposo. È stato molto d’impatto addentrarmi in una piccola comunità di anziani, che pur essendo tutti insieme li vedevo alquanto soli e come rinchiusi fuori dal mondo. Da questa mia esperienza mi è sorto il desiderio di sensibilizzare la gente riguardo questa fetta di società che si tende a emarginare.

 

Perché vi piace lavorare l’uno con l’altro?

Eugenio: mi piace lavorare con Annalesi perché è molto versatile, ha un sacco di idee, ascolta e inoltre non parte prevenuta, qualsiasi proposta la prova, anche se magari potrebbe non funzionare. Non è scontato che qualcuno “accetti” qualsiasi proposta tu faccia e veda fisicamente se può funzionare o meno, o se si può in qualche modo modificare o meno.

Inoltre se io tendo a complicare le cose Annalesi tende a semplificarle.

Annalesi: a me piace lavorare con Eugenio perché ha un ottimo uso del corpo, mi capisce, mi piacciono le sue idee che trovo geniali. Tira fuori delle cose molto divertenti e mi piace perché è una parte che a me manca, visto che tendo sempre a rendere le cose più drammatiche, serie, profonde. 

 

Avete altri progetti futuri insieme?

Per ora no, abbiamo appunto questo progetto e un altro di prosa con un’altra compagnia. 

Crediamo che sia importante lavorare anche con altre persone. Insieme ci troviamo bene e sappiamo che è così, siamo l’uno la zona di comfort dell’altro, ma crediamo il confronto con altre persone sia importante per crescere.

 

Quando andrà in scena lo spettacolo?

Lo porteremo l’11 settembre ad OfficinAcrobatica in occasione degli aperitivi acrobatici, sperando  poi di portarlo in giro in altre date!

 

Intervista a cura di Valentina Tartaglione,
studentessa del DAMS Bologna,
in tirocinio ad OfficinAcrobatica.